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Regolamento ESPR, al settore Tessile serve concretezza e lavoro d’insieme

È quanto emerso il 9 dicembre 2024 nel corso del webinar organizzato da Erion Textiles, il Consorzio del Sistema Erion dedicato alle aziende del comparto. Luca Campadello, Manager SDI: “Grazie al nostro know-how possiamo rispondere a sfide complesse”

Le aziende del settore tessile sono pronte a conformarsi alle nuove regole europee in materia di Ecodesign? Se n’è parlato lo scorso 9 dicembre 2024 nel corso del webinar “Ecodesign per il settore Tessile: innovare i processi per una moda sostenibile”, organizzato da Erion Textiles, il Consorzio del Sistema Erion dedicato alle aziende del comparto. Tra queste molte attendono gli sviluppi applicativi del Regolamento sulla progettazione ecocompatibile (in inglese  ESPREcodesign for Sustainable Products Regulation), che fissa i requisiti per la progettazione di prodotti sostenibili.

L’incontro online, moderato da Raffaele Lupoli, Direttore Responsabile di EconomiaCircolare.com, ha riunito gli interventi di importanti esperti del settore. I lavori sono stati aperti dal saluto di Raffaele Guzzon, Presidente di Erion Textiles che ha dichiarato: “Il nostro Consorzio si propone di essere un punto di riferimento per l’intera filiera tessile, un soggetto capace di mettere a fattore comune le esperienze e tutte le competenze di diversi attori coinvolti. Oggi avremo l’opportunità di esplorare, grazie ai relatori, i cambiamenti introdotti dal Regolamento sull’ecodesign, le sfide che comporta e gli strumenti che saranno necessari per affrontarle”.

Le sfide dell’Ecodesign e le risposte di Erion Textiles

Proprio della messa a punto di questi strumenti si occupa, Marina Prados Espínola, Co-Direttrice di Policy Hub, associazione di stanza a Bruxelles che rappresenta più di 700 stakeholder del settore tessile. “L’ESPR – ha raccontato Prados Espínola – è al centro della strategia dell’Unione Europea per la sostenibilità e la circolarità dei tessuti. Il nuovo Regolamento rappresenta anche un elemento chiave nella conversazione tra le aziende e le istituzioni, perché si introdurranno requisiti obbligatori per tutti i prodotti che si immetteranno nel mercato europeo come la riciclabilità, la durabilità e la presenza di quantità minime di materiali riciclati”.
L’esperta ha anche messo in evidenza la correlazione tra il concetto di Ecodesign e quello di sostenibilità, un binomio ripreso anche da Luca Campadello, Strategic Development and Innovation Manager di Erion, nel corso del suo intervento: “Il regolamento ESPR e la futura normativa EPR presentano diversi punti di contatto, dall’ecomodulazione fino alla creazione di momenti di feedback da parte dei riciclatori per migliorare la progettazione dei prodotti. Per puntare alla sostenibilità c’è bisogno di informazioni ed è in questo momento che il nostro Consorzio può essere di supporto al Produttore grazie a un know-how sviluppato in anni di esperienza nel settore dell’EPR. Possiamo mettere a disposizione conoscenza, competenze e una grande rete sul territorio. Abbiamo costruito un Sistema Collettivo guidato dai Produttori per lavorare a fianco dei fornitori, dei riciclatori e degli operatori, ma anche dei centri di ricerca, dei consulenti e delle associazioni: tutti soggetti con i quali stiamo dialogando, perché la risposta alle sfide complesse è quella di lavorare insieme per trovare soluzioni concrete”. 

Requisiti di Ecodesign: la percezione delle aziende

Marco Ricchetti, Co-fondatore di Blumine Srl che rappresenta un osservatorio sul settore Tessile, ha raccontato la percezione, da parte delle aziende, sugli obblighi che deriveranno dal nuovo Regolamento: “L’atteggiamento delle imprese della moda può essere definito ‘wait and see’, ovvero quello tipico di chi aspetta fino all’ultimo momento per capire bene cosa fare per essere in regola con la normativa. Nel caso dell’ESPR questa strategia sarebbe disastrosa e porterebbe inevitabilmente a una condizione di mancata conformità al Regolamento. Il percorso è lungo e richiede la sperimentazione per molte aziende, nonché tempi di coinvolgimento delle loro supply chain. Ci sono imprese che sono molto avanti ed altre che ancora non sanno rispondere a domande basilari, come quelle sulla provenienza dei materiali che utilizzano o sugli impatti ambientali generati dalla loro attività”. Una posizione, quella di Richetti, che ha trovato d’accordo Francesca Romana Rinaldi, Direttrice del Monitor for Circular Fashion, SDA Bocconi, che accoglie 28 player internazionali della filiera tessile: “Molti report ci dicono che il tema della sostenibilità diventerà meno prioritario nell’agenda dei CEO del settore moda e questo evidenzia chiaramente che non si può sposare la strategia del wait and see. Bisogna mantenere alta l’attenzione sui focus della sostenibilità e della circolarità dei prodotti, non solo perché ce lo impone la normativa, ma anche perché il driver legislativo spinge il settore ad investire in questa direzione”.

Il case study del Circular shoes program

Un buon esempio di produzione circolare è quello concretizzato da Olians Plast, azienda di Civitanova Marche specializzata nella produzione e commercializzazione di polimeri termoplastici provenienti da materiali riciclati. Francesco Cognigni, Responsabile Amministrativo-Esg di Olians Plast, ha presentato il Circular Shoes Program, il progetto che ha permesso, dopo anni di ricerca e sviluppo, di realizzare la scarpa “zero” in ecodesign, ovvero una calzatura che impiega materiali riciclati e, a sua volta, riciclabile fino al 70%. “Un risultato di cui andiamo fieri – ha detto Cognigni – se si considera che attualmente la percentuale di materiale che si riesce a riciclare dalle scarpe comparabili attualmente sul mercato non supera il 35%”. L’incontro è stato chiuso da Marco Pietrosante, Vicedirettore dell’ISIA Roma Design che ha fatto un affondo sulla figura del designer. “Chiunque progetti un prodotto – ha detto – dev’essere a conoscenza dei dati di sostenibilità. Se non si possiedono questi parametri non si può fare eco-progettazione in maniera corretta, sia nell’ambito del tessile che in altri ambiti. La Responsabilità Estesa del Produttore è un’opportunità per le aziende nella misura in cui permette loro di rispondere alla domanda di sostenibilità da parte dei consumatori”.

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